L'obiettivo per noi, è quello di consentire ai nostri professionisti di esercitare la propria professione in Europa e viceversa, a condizioni di reciprocità, di beneficiare dell'esperienza di professionisti provenienti da altri Paesi UE in Italia.
Per questo abbiamo sostenuto un meccanismo di valutazione europeo coordinato che, applicato da tutti gli Stati membri, in maniera armonizzata, potesse garantire che le regolamentazioni nazionali di accesso alle professioni, fossero proporzionali e non discriminatorie.
Ma la relazione al voto oggi, con le modifiche del trilogo, non ci ha convinto.
Nel testo viene inserito un forte margine di discrezionalità che, se diversamente usato da ogni Stato membro e se diversamente valutato dalla Commissione europea, non permetterà ai nostri professionisti di esercitare la propria professione in Europa, a reali condizioni di reciprocità.
Va ricordato infatti, che Paesi come Germania e Francia, che sinora hanno mantenuto alte le barriere all'entrata per i nostri professionisti, potranno continuare a farlo, visto che la Commissione europea ad oggi, contrariamente a quanto previsto dalla direttiva 2013/55/UE, sul riconoscimento delle qualifiche professionali, non ha mai lanciato, per ragioni meramente politiche, una procedura di infrazione contro questi paesi.